Il patto col serpente by Mario Praz

Il patto col serpente by Mario Praz

autore:Mario Praz [Praz, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-12-11T23:00:00+00:00


1930-1935

MUSICA UDITA DALLA STANZA ACCANTO

Nella mia adolescenza anch’io ebbi un vagheggiato mondo dei Guermantes o giardino dei Finzi-Contini. A Firenze, oltre l’Affrico, c’era una plaga privilegiata per illustri soggiorni: a Poggio Gherardo aveva forse sostato per qualche giorno la brigata del Decamerone, alla Capponcina s’era creato la sua prima casa bella d’Annunzio. I nomi delle ville di quell’angolo di paradiso, i Tatti, il Salviatino, Montalto, per me, vissuto in quartieri ben più modesti, per non dire plebei, della città rappresentavano quel che di più alto potevo immaginare nei piaceri della natura e dello spirito. Nella mia ingenuità immaginavo felici i fortunati abitatori di quell’incantevole plaga, e passando in bicicletta talvolta per le sue stradine su cui i circostanti giardini diffondevano un’aura di sacrale reverenza, provavo quasi il senso di una trasgressione.

La mia prima ammissione a codesto mondo incantato avvenne nel marzo 1920 e fu alla più appartata di quelle ville, in realtà più che una villa una casa colonica sapientemente adattata sì da combinare il sapore della rusticità con le raffinatezze della cultura: il Palmerino, sotto Maiano. Ho raccontato altrove63 di quest’incontro con Vernon Lee, la scrittrice inglese allora più che sessantenne che nell’ultima parte dell’Ottocento aveva stupito la società colta dell’Occidente coi suoi saggi brillanti e sensitivi, «miniere d’idee», particolarmente l’ambiente intellettuale italiano, in cui era riuscita a farsi conoscere presto, fino dal 1875 (era nata nel 1856) allorché la «Rivista Europea» diretta da Angelo De Gubernatis pubblicò di lei tre saggi sul romanzo inglese, il primo d’introduzione generale e il secondo e il terzo su due romanziere contemporanee, la Signora Jenkin e la Signora Kavenagh, alle quali oggi, inutile aggiungere, nessuno riconosce cittadinanza letteraria.

Se non fu felice nella sua presentazione di contemporanei, Vernon Lee azzeccò giusto rievocando un periodo del nostro passato di cui nessuno prima aveva centrato così bene lo spirito, e fu grazie al Viaggio musicale di Charles Burney64 che la scrittrice, coordinando allo spirito della musica le varie manifestazioni dell’arte e della letteratura italiana del Settecento, diede quel libro prodigioso per una giovane poco più che ventenne che sono gli Studies of the Eighteenth Century in Italy (1880) che nella sua carriera occupano un posto simile a quello degli Studies in the History of the Renaissance (1873) nella carriera di Walter Pater.

Fu il suo unico, vero, grande successo; e se in seguito pubblicò un numero cospicuo di saggi estetici e sociologici, e anche qualche racconto e un romanzo, tutta questa produzione, come osservo più oltre,65 rimase marginale all’epoca sua, sicché di solito non le è neanche riconosciuto il merito d’aver per prima diffuso e comunicato al Berenson quel criterio dell’Einfühlung o empatia che, originariamente introdotto da un professore tedesco, il Lipps nella sua Raumästhetik del 1897, ha avuto tanta fortuna negli studi storico-artistici.

A cercare le ragioni dello stupefacente successo iniziale di questa scrittrice, seguito da un lungo periodo di successo di stima, e infine dalla pressoché completa ecclissi, ci aiuta lo studio di Peter Gunn, Vernon Lee, Violet Paget 1856-1935 (Oxford University Press, London-New York,



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